Monte Morrone (2.061 mt) e Cima della Mucchia di Pacentro (2.001 mt)


19 ottobre 2013 - Partecipanti Stefano e Giorgio

L’escursione che vi presentiamo consiste in un ampio giro che, partendo da Roccacaramanico, sale alla massima elevazione del Morrone per poi percorrerne gli altopiani e le vallette sommitali verso sud a chiudere un anello che riporta al punto di partenza; si tratta di una camminata di 18 chilometri circa con un dislivello complessivo di 1.100 metri.
Non proprio vicino da raggiungere da Roma, il piccolo borgo di Roccacaramanico sta tornando a nuova vita grazie ad interventi di ristrutturazione di vecchie case in pietra; abbiamo anche notato qualche graziosa struttura ricettiva che potrebbe essere un utile riferimento qualora si desideri affiancare all’escursione un’esperienza culinaria e di buon sonno da quelle parti.
La camminata prende avvio dalla chiesetta subito fuori dal paese (vecchio cimitero) nei cui pressi è possibile parcheggiare; si prende la strada bianca che subito dietro la chiesetta gira a destra e prosegue diritta in direzione nord-ovest per oltre due chilometri sino a raggiungere alcune paline con cartelli del parco che indicano alcune possibili mete di escursioni. Sulla sinistra si stacca il sentiero (inequivocabili indicazioni su alberi e massi) diretto alla località Iaccio della Madonna da cui poi si raggiungerà la cima del Morrone.
Il sentiero sale nella faggeta con pendenza costante e numerose volte, sempre ben marcato sul terreno e con segni frequenti su tronchi e sassi, sino a raggiungere alcune brevi radure attorno alla quota dei 1.600 dopo di che rientra nel bosco per un breve tratto e se ne esce definitivamente su ampi prati da cui si apre una vista notevole sul Pescofalcone ed il Monte Amaro; è questa un’immagine che, salendo di quota via via si andrà ampliando sino a comprendere in un unico colpo d’occhio la Maiella nella sua interezza da nord a sud.
Una volta fuori dal bosco il sentiero diviene quasi pianeggiante, aggira sulla destra un piccolo rilievo sassoso ed entra nel pianoro dello Iaccio della Madonna dove è situato il rifugio omonimo; siamo a poco più di 1.800 metri e la prima idea che viene alla mente è quella di poter tornare lì un’altra volta, magari con le chiavi del rifugio per trascorrervi almeno una notte.
Vista dall’esteno la costruzione in pietra a vista sembra essere in ottime condizioni, forse proprio perché rigorosamente chiusa e quindi fuori dalla portata degli immancabili vandali che razziano e distruggono dovunque riescono ad intrufolarsi.
Lo Iaccio della Madonna un piccolo altopiano a pascolo racchiuso tra cime brulle e sassose: la vetta del Morrone ad ovest e la Mucchia di Pacentro ed il Monte le Mucchia a sud.
Da un piccolo intaglio al limitare nord del pianoro la traccia riprende a salire con lieve pendenza aggirando la parte sommitale della vetta sino a portarsi su un affaccio a 2.000 metri circa da cui appare l’intera dorsale del Gran Sasso; qui si intercetta una traccia che viene da destra e seguendo i segni sul terreno si raggiunge in breve la croce di vetta a 2.061 mt; in tutto sono circa otto i chilometri percorsi da Roccacaramanico con un dislivello di circa mille metri.
La cima del Morrone è più che altro un pianoro da cui la vista spazia lontano in ogni direzione anche se a dominare è la dorsale della Maiella che sul suo versante occidentale precipita a valle con dislivelli decisamente importanti: da quella visuale ben si comprende l’impegno fisico necessario per attaccare l’Amaro lungo la Rava del Ferro, il Ravone della Vespa e della Giumenta Bianca, vie che salgono tutte lungo inesorabili traiettorie verticali; sul lato opposto l’orizzonte è tutta una distesa di serre e di cime che comprende per intero la parte orientale del PNALM ed infine a nord-ovest è ben visibile il Gran Sasso … insomma una lunga sosta in vetta al Morrone ci sta proprio bene, anche per smaltire i quasi mille metri di salita appena lasciati alle spalle!
Dalla cima verso sud si snoda il sentiero che con traccia molto evidente (anche diversi ometti e segni sui massi) scende alla sella che separa la zona sommitale della cima del Morrone dalla Mucchia di Pacentro; giunti alla sella si lascia il sentiero e si procede per prati puntando direttamente in direzione della cima (2.001 mt) che si raggiunge in breve superando poco più di cento metri di quota. Dalla cima della Mucchia di Pacentro il panorama è il medesimo fatto salvo il punto di vista interessante sul Monte le Mucchia (1.986 mt) che è proprio lì di fronte, separato dalla valle in cui scende il sentiero lasciato poco prima alla sella.
Da qui è particolarmente d’effetto il contrasto tra la mole del Monte Amaro, enorme e grigia di rocce e brecciai, con i colori del bosco arrossato dai primi freddi e l’erba ormai ingiallita che ricopre le montagne sensibilmente più basse dove stiamo camminando … e pensare che tra non molto quassù sarà tutto infinitamente bianco!
Dalla quota 2.001 conviene rimanere in cresta invece che andare a riprendere il sentiero che corre molto più in basso all’interno di una profonda e lunga vallata; con un modesto saliscendi si raggiunge e scavalca in breve un’altra elevazione secondaria dopo di che la cresta inizia a scendere lungamente e con pendenza costante per un paio di chilometri sino ad intercettare il sentiero nei pressi del rifugio Capoposto che infatti compare di lì a poco.
Il rifugio pur essendo situato in una valletta molto panoramica al limitare del bosco è una vera delusione; avevo letto che era in pessime condizioni ma la realtà supera anche la peggiore tra le aspettative: dentro è tutta un’incisione di scritte, nomi e date, muri e soffitto neri per dei falò accesi all’interno, camino divelto ed in fine l’assenza degli infissi e della porta d’ingresso ha fatto sì che gli animali abbiano adibito a stalla questa costruzione situata in un luogo così bello.
Superata la valletta del rifugio il sentiero rientra nel bosco rimanendo in piano sino a raggiungere poco dopo un incrocio (cartelli indicatori) dove proseguendo in direzione sud si arriva al Guado San Leonardo, mentre prendendo la traccia in ripida discesa sulla sinistra si torna indietro a Roccacaramanico.
Quest’ultima parte si svolge tutta nella fitta faggeta dove si perde rapidamente quota in un susseguirsi di innumerevoli svolte tra alberi altissimi; di quando in quando la macchia è più rada e si aprono ancora dei bei scorci sul Monte Amaro a sul Pescofalcone.
Giunto un quadrivio (quota 1.400 circa) il sentiero segnato da tenere sarebbe quello diritto in leggera salita … noi invece abbiamo imboccato una traccia evidente che procede dapprima in discesa direttamente verso il fondo valle quindi svolta a sinistra in direzione del punto di partenza; ancora qualche minuto di marcia e finalmente riappare all’orizzonte Roccacaramanico.
L’escursione proposta è sicuramente una valida scelta per prendere confidenza con questa bella montagna di dimensioni e quote tutt’altro che banali, sebbene risulti un pò sminuita dalla vicinanza della gigantesca Maiella.
Avendo a disposizione due auto un’escursione ancora più completa sarebbe proseguire la traversata sino al Guado San Leonardo percorrendo per intero la lunga cresta in direzione sud ..  e chissà che in futuro non si torni da queste parti proprio per dare vita a questa traversata!